La scuola “Maddalena di Canossa” è espressione del carisma canossiano in chiave educativa.
Per noi l’educazione è il modo di guardare e vivere la realtà.
Di fronte alla complessità culturale, alla congiuntura economica, al disorientamento sociale e morale, noi riteniamo che “educare” e “formare” siano il modo giusto per intervenire in qualsiasi contesto.
Le scuole canossiane sono state aperte nella sede di Via Diaz il 15 ottobre 1940.
Attualmente l’Istituto conta più di 500 alunni e comprende:
– La Scuola dell’Infanzia con 4 sezioni, tutte a inglese potenziato (madrelingua e laboratorio didattico);
– La Scuola Primaria con 2 sezioni (10 classi) con potenziamento bilingue (madrelingua, Simple CLIL, certificazioni Cambridge, English Club);
– La Scuola Secondaria di I grado con 2 sezioni (6 classi), corrispondenti a due indirizzi: bilingue e comunicativo digitale.
Il personale docente conta 47 insegnanti, con una forte continuità didattica e un coerente stile educativo.
La nostra scuola si avvale di:
La proposta educativa canossiana si fonda sui concetti di Comunità Educante e di Corresponsabilità. La Direzione, gli insegnanti e il personale, le famiglie e gli alunni perseguono valori e obiettivi comuni, collaborando con stili e pratiche ispirati ai seguenti principi pedagogici:
La scuola “Maddalena di Canossa” è espressione del carisma canossiano in chiave educativa.
Per noi l’educazione è il modo di guardare e vivere la realtà.
Di fronte alla complessità culturale, alla congiuntura economica e al disorientamento sociale e morale noi riteniamo che “educare” e “formare” siano il modo giusto per intervenire in qualsiasi contesto. La convinzione della “crucialità” dell’educazione ci guida in ogni azione formativa: “…dipendendo ordinariamente dall’educazione la condotta di tutta la vita” (Maddalena di Canossa, Regole delle Scuole, introduzione).
In questo senso educare ha una valenza politica, ovvero intravede e tende ad alimentare un modo di vivere e di essere insieme agli altri.
Educare ha anche una valenza evangelizzante: pone al centro la persona, ne cura la libertà in vista del bene, tende a creare le condizioni per accogliere il Trascendente.
Ci sono alcune pratiche – risalenti all’ispirazione originaria e man mano emerse nell’esperienza delle varie scuole – che qualificano in modo specifico il nostro modo di educare.
1. Connessione con il contesto Una scuola canossiana non si concepisce come autosufficiente, totalizzante, capace di esaurire in sé le risposte alle esigenze educative dei soggetti in età evolutiva. Appartiene all’esperienza originaria di Maddalena di Canossa (e poi alla lunga tradizione delle scuole canossiane) la tendenza a diversificare gli interventi ed a valorizzare più soggetti anche istituzionali: la famiglia innanzitutto, ma anche la parrocchia, l’oratorio, gli altri soggetti educativi presenti sul territorio. Senza timore di anacronismo, possiamo affermare che Maddalena aveva il genio della “rete”, del mettersi in rete.
2. Commisurazione/personalizzazione
Le nostre scuole – soprattutto in Italia – non sono grandi. Quella della “piccolezza” non è una necessità imposta dall’esiguità degli utenti, a causa dei costi, né tantomeno risponde al desiderio di fare una scuola elitaria, ma risponde alla scelta – fortemente sottolineata da S. Maddalena – di commisurare gli utenti alle risorse educative disponibili. Non è per noi una questione di quantità ma di efficacia.
3. Istruzione, educazione, abilitazione
Tre sono i registri delle scuole di carità attivate da Maddalena di Canossa: istruzione, educazione, abilitazione.
Istruzione: attiene alla sfera della cura delle capacità razionali. Maddalena non dice molto sui contenuti ma indica un criterio importantissimo: “non a memoria, ma il senso delle cose”; noi puntiamo a un apprendimento che favorisca la comprensione e la personalizzazione della cultura.
Educazione: riguarda la formazione del cuore, inteso come facoltà che consente di rielaborare l’esperienza rispetto a valori apprezzati. Non basta mettere a disposizione informazioni, ma occorre dare capacità di orientamento e di gerarchia, promuovere la formazione di soggetti con una coscienza orientata al bene, al bello e al vero, ovunque si trovino.
Abilitazione: in Maddalena era forte la consapevolezza dell’importanza dell’intelligenza operativa. Il ritorno che viene ad ognuno di noi dal saper fare qualcosa, dal produrre fattivamente, dal riconoscersi competenti è di grande rilievo per una corretta valutazione di sé, dei propri limiti e delle proprie possibilità, della propria responsabilità riguardo al mondo e agli altri.
4. Gratuità
Maddalena insiste nel segnalare la “gratuità” delle scuole. Questa caratteristica non è esaurita dall’offerta di un servizio educativo senza oneri per l’utente. Si tratta di più. La gratuità dell’insegnare consiste nella capacità di assumere come interesse dominante il cammino dei propri destinatari e non la propria autoaffermazione. Questo domanda la pazienza e l’armonia nel corpo docenti, richiedendo a ciascuno di essi che il proprio impegno venga assunto con la responsabilità di condurre a termine un progetto comune, una prospettiva condivisa a favore degli alunni a cui ci rivolgiamo. Certamente oggi la nota della gratuità è parzialmente offuscata dall’avere alunni che accedono alle nostre scuole dietro pagamento di un contributo richiesto alle famiglie: non è una circostanza che dipende da noi.
Come recita il documento di Istituto sulle Linee portanti della Carità Ministeriale, lo scopo del ministero educativo è “la promozione globale e armonica della persona, perché attraverso relazioni positive [l’alunno] maturi nella conoscenza e nella stima di sé e della realtà che lo circonda, fino a scoprire l’amore personale di Dio nei suoi riguardi e la propria missione nella società”
Lo stile mostra come l’ispirazione che ci guida plasmi il nostro modo di essere e di presentarci agli altri, di entrare in rapporto, di organizzare le nostre giornate. Esso ha i seguenti connotati:
1. Accoglienza
L’accoglienza ha un carattere preciso: deve essere incondizionata, non motivata dalle doti o caratteristiche dell’educando. Non è un atteggiamento affidato alla spontaneità ma va intenzionalmente perseguita; per questo non facciamo selezioni all’atto dell’iscrizione.
2. Dialogo e attenzione alla persona
Tale accoglienza si traduce nel dialogo rispettoso e nella personalizzazione degli interventi: “con qualcuno si dovrà usare più dolcezza, con altri più forza, con altri più ragione”
3. Disponibilità e resistenza
L’accoglienza si traduce in un atteggiamento che sappia tenere insieme due poli che apparentemente si escludono: la disponibilità (ovvero la cordialità, l’empatia e l’apprezzamento) e la resistenza (ovvero la fermezza, l’autorevolezza, la capacità di essere asimmetrici nella relazione educativa, col solo scopo di far crescere l’altro).
Per quanto sia decisivo nella propria vita l’incontro con un vero maestro, noi crediamo al valore aggiunto della comunità educativa. Per questo, pur nelle diversità individuali, perseguiamo attivamente la convergenza su valori ed elementi di stile comuni. Anche in una famiglia si è chiamati a condividere alcuni valori; la sinergia ed il contributo ordinato di tutti – ognuno secondo il proprio ruolo – si traduce in un vantaggio ulteriore per le/gli studenti che ci sono affidati, rendendoli più capaci di affrontare la complessità e l’estrema diversificazione socio-culturale.
Nasce dalla famiglia dei marchesi di Canossa a Verona il 1 marzo 1774.
Sensibile ai bisogni dei poveri della città e guidata da una profonda ricerca religiosa, trova con fatica, tramite molte esperienze e tentativi, il suo Carisma nella Chiesa: sceglierà di vivere con radicalità evangelica per Dio solo, non secondo la forma monastica, ma nella dedizione alle persone più bisognose, attraverso servizi di educazione, evangelizzazione, assistenza nella malattia. Lascia definitivamente il palazzo Canossa ed inizia la sua opera con alcune compagne accogliendo ed educando le bambine del quartiere di S.Zeno (VR), l’8 maggio 1808. Successivamente l’Istituto delle Figlie della Carità si estende in altre città italiane. Oggi è presente con diverse opere caritative nei cinque continenti. Il 23 maggio 1831, con l’aiuto di un sacerdote e di due laici, dà inizio alla congregazione dei Figli della Carità.
Coinvolge nel suo ampio piano apostolico innumerevoli laici, rendendoli corresponsabili nel promuovere carità.
Muore a Verona il 10 aprile 1835.
Viene proclamata beata da Pio XI l’8 dicembre 1941 e canonizzata da Giovanni Paolo II il 2 ottobre 1988
Via A. Diaz, 30 25124 (Brescia)
dal 3 luglio al 1 settembre compresi, l’Ufficio sarà aperto al pubblico con orario ridotto: DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ DALLE 8.15 ALLE 10.00.
L’Ufficio rimarrà chiuso per il periodo estivo DAL 31 LUGLIO AL 21 AGOSTO compresi.
Lunedì 08.15 – 10.00 / 13.00 – 14.00
Martedì 08.15 – 10.00
Mercoledì 08.15 – 10.00 / 15.00 – 16.00
Giovedì 08.15 – 10.00
Venerdì 08.15 – 10.00
Dal Lunedì al Venerdì
dalle ore 9.00 alle ore 12.00